Come difendersi dalla concorrenza sleale.
Costituiscono atti di concorrenza sleale tutti quei comportamenti non necessariamente illeciti messi in atto da una persona o un’azienda, solitamente concorrente, per acquisire una indebita posizioni di vantaggio nei confronti dei propri competitor.
La crescente competitività dei mercati, le logiche dell’assegnazione a ribasso, il difficile contesto italiano, spingono alcune società a porre in essere pratiche scorrette, lesive della concorrenza e in alcuni casi dannose persino per i consumatori.
Le norme che rilevano il tema della concorrenza sleale sono contenute negli artt. 2598-2061 del Codice Civile. Le investigazioni aziendali per il reato di concorrenza sleale sono finalizzate a provare atti di concorrenza sleale e ad ottenere prove legalmente utili al fine di far valere un proprio diritto facendo riferimento alla legislazione italiana, e anche in materia di regolamenti comunitari.
Lo scopo ultimo è accertare il compimento di atti di concorrenza sleale e inibirne la continuazione attraverso opportuni provvedimenti per eliminarne gli effetti.
Le Investigazioni aziendali nell’ambito della Concorrenza Sleale risultano indispensabili per fornire prove documentali valide in giudizio e contribuiscono in modo determinante alla vittoria della causa.
La Concorrenza sleale si può manifestare in diverse modalità, di seguito alcuni esempi.
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- “Sviamento” clientela attraverso false informazioni.
- Contatto del cliente da parte di ex dipendente.
- Pratiche di dumping.
- Infedeltà professionale del socio o del dipendente.
L’impianto delineato dal codice civile, in particolare, vieta due diverse tipologie: atti di concorrenza sleale tipici (atti di confusione, di denigrazione e di vanteria) e atti di concorrenza sleale atipici. Approfondiamo la concorrenza sleale definita “tipica”:
- atti di denigrazione, che si realizzano attraverso la diffusione di notizie e/o apprezzamenti malevoli relativi ai prodotti ed attività di un’impresa concorrente, la c.d. lesione della reputazione professionale,
- atti di vanteria, che consistono nell’indebita appropriazione di pregi e qualità relativi ad attività e prodotti altrui.
Esempio della concorrenza sleale “tipica” è la pubblicità iperbolica o superlativa, volta a far passare l’idea che il proprio prodotto sia il solo a possedere qualità o pregi non oggettivi, implicitamente negati agli altri.
La categoria “atipica” degli atti di concorrenza sleale comprende “ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda”. Di conseguenza, non esiste una classificazione uniforme degli atti atipici di concorrenza sleale, benché nel corso degli anni la giurisprudenza abbia permesso di delinearne taluni tratti essenziali e le condotte più comuni.
Esempi della concorrenza sleale “atipica”:
- concorrenza parassitaria, ossia l’imitazione sistematica, continua e protratta nel tempo, da parte di un imprenditore, delle iniziative di mercato realizzate da un concorrente;
- spionaggio industriale ossia il comportamento dell’imprenditore che, con mezzi illeciti (ad es. la corruzione di un dipendente) si appropri di notizie segrete o riservate riguardanti l’impresa di un concorrente;
- abusi monopolistici come il boicottaggio, realizzato dall’impresa in posizione dominante o da più imprese in accordo fra loro;
- storno dei dipendenti attraverso l’offerta di una superiore retribuzione o più convenienti condizioni di lavoro alla migliore manodopera dell’azienda concorrente che si vuole danneggiare;
- sottrazione di pubblico e clientela attuata con mezzi scorretti.
Tali atti sono esempi di concorrenza sleale e sono repressi e sanzionati anche se compiuti senza dolo o colpa e senza che abbiano arrecato un effettivo danno ai concorrenti: è sufficiente il danno potenziale. Contro questi atti scattano le sanzioni dell’inibitoria alla continuazione degli atti e dell’obbligo di rimozione degli effetti prodotti. In presenza di dolo o colpa e di un danno patrimoniale attuale, si ha diritto al risarcimento da parte del danneggiato.
OCCORE un’indagine approfondita a qualsiasi livello dell’organigramma aziendale, in particolare di quei soggetti coinvolti in processi decisionali: soci, manager, consulenti esterni, fornitori, eventuali società collaboratrici o aziende collegate.
Concorrenza sleale: ex dipendente. Comportamenti scorretti e leggi.
Particolare attenzione dovrà essere posta dall’azienda nelle situazioni di “transizione”.
Flussi di ex dipendenti “qualificati” da un’impresa verso altra concorrente all’ex datore di lavoro, o messa in proprio dell’ex dipendente nel settore dell’ex datore di lavoro operando autonomamente quali “partite IVA” (magari intestate a coniuge o parenti) oppure quali soci (occulti e non) di aziende da essi partecipate e talvolta appositamente costituite.
L’attività di accertamento di Telejnform nei casi di concorrenza sleale e infedeltà professionale deve essere intesa come strumento di forte deterrenza e contrasto che impedica o almeno complichi tutte le attività che possano danneggiare l’impresa e di riflesso il mercato.
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